Europa in crisi: fondi destinati ai migranti finiscono altrove!

La Commissione europea ha stanziato un totale di 667 milioni di euro di aiuti per i paesi poveri, con l’obiettivo di limitare i flussi migratori in Libia, Tunisia e Niger, paesi spesso segnati da gravi violazioni dei diritti umani.
La gestione dei flussi migratori e il sostegno ai paesi più poveri si traducono in finanziamenti destinati a respingimenti e alla costruzione di barriere. Ciò che unisce questi aiuti alla gestione dei flussi migratori è un utilizzo distorto dei fondi europei destinati allo sviluppo dei paesi in via di sviluppo. Invece di contrastare la povertà in tali nazioni, tali finanziamenti finiscono nelle casse dei governi che sistematicamente violano i diritti umani dei migranti. Questi fondi ammontano a circa 667 milioni di euro, provenienti dai contribuenti europei con l’obiettivo di bloccare i flussi migratori.
Queste rivelazioni emergono da un dettagliato rapporto redatto da Oxfam, che denuncia non solo l’uso distorto dei fondi dei contribuenti europei destinati alla lotta contro la povertà nei paesi in via di sviluppo, ma mette anche in luce come tali fondi vengano utilizzati per delegare il controllo delle frontiere europee a Libia, Tunisia e Niger, dove la violazione dei diritti umani dei migranti è all’ordine del giorno.
Il rapporto sottolinea che al confine tra Niger e Libia, il 60% degli abusi subiti dalle donne migranti è responsabilità delle autorità locali. Nonostante la Tunisia abbia ricevuto oltre 93 milioni di fondi europei per bloccare i flussi migratori, la povertà nel paese continua a diffondersi. Nel corso dell’anno, la Guardia costiera libica ha riportato nei lager libici oltre 9.800 migranti, nonostante siano state documentate numerose inchieste e testimonianze che confermano il suo coinvolgimento nel traffico di esseri umani. Questi finanziamenti aggiuntivi sostengono l’accordo Italia-Libia, che è stato avviato nel 2017.
La situazione in Niger è altrettanto allarmante e in gran parte generata dalle politiche europee. Le pressioni sul governo per il controllo delle frontiere e la detenzione dei migranti stanno costringendo un numero sempre maggiore di persone a cercare rotte clandestine gestite dai trafficanti. I rapporti delle Nazioni Unite indicano che le autorità nella zona desertica tra Libia e Niger sono responsabili del 60% degli stupri e degli abusi subiti dalle donne migranti. Nonostante ciò, l’Unione europea continua a finanziarle con fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo.
Oxfam lancia un urgente appello al Parlamento europeo perché intervenga per garantire la trasparenza nella destinazione dei fondi e per assicurare che siano spesi in modo equo, senza violare i diritti umani. Si sottolinea che questa situazione è il risultato dell’incapacità dell’Unione europea di raggiungere un accordo tra gli Stati membri sulla gestione dei flussi migratori. Si richiede un cambio di rotta, con un focus sulla creazione di percorsi di migrazione sicuri e regolari dalla Libia e dalla Tunisia, utilizzando i fondi per combattere la povertà. Inoltre, si chiede che l’Italia garantisca che le risorse destinate all’aiuto pubblico allo sviluppo siano coerenti con i principi di tutela dei diritti umani e rispettino gli obiettivi indicati dall’OCSE e dalle norme comunitarie.