L’Europa rischia di dire addio ai farmaci salvavita! L’emergenza medica è già iniziata

Il 29 settembre 2023, l’industria farmaceutica europea si trova di fronte a un grave allarme. Diverse nazioni, tra cui Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia, stanno considerando la possibilità di introdurre una restrizione sull’uso di numerose sostanze chimiche in base alle leggi dell’Unione Europea. Questo potrebbe mettere a rischio la produzione di oltre 600 farmaci considerati essenziali per la salute pubblica, come riportato dalla Federazione Europea delle Industrie Farmaceutiche (Efpia).
L’obiettivo di questa proposta è quello di ridurre i rischi ambientali e sanitari legati alla produzione e all’uso di una vasta gamma di prodotti chimici, tra cui le sostanze specifiche note come PFAS. Se questa proposta dovesse essere approvata nella sua forma attuale, potrebbe comportare la chiusura di molte strutture farmaceutiche all’interno del territorio dell’Area Economica Europea.
Il disegno di legge proposto mira ad introdurre la restrizione più ampia mai attuata fino ad ora, puntando in particolare a limitare la produzione, commercializzazione e utilizzo delle sostanze PFAS. Se venisse approvato, ciò potrebbe avere conseguenze significative su diversi settori industriali, inclusi quelli legati alla produzione di dispositivi medici e altri prodotti sanitari fondamentali.
Nonostante l’industria farmaceutica riconosca l’importanza di controllare l’uso delle PFAS per proteggere l’ambiente, sorge una preoccupazione crescente riguardo all’approccio generalizzato proposto. Infatti, non tutte le PFAS sono altrettanto dannose e alcune di esse sono considerate poco preoccupanti.
È fondamentale sottolineare che le PFAS sono ampiamente utilizzate nella produzione di farmaci e, in molti casi, presentano un rischio basso o inesistente. Pertanto, oltre alla riduzione delle emissioni nocive, è cruciale garantire la produzione e la disponibilità ininterrotta dei medicinali per i pazienti in Europa.
Un’analisi approfondita ha rivelato che, se le proposte venissero attuate nella loro forma attuale, circa 47.677 autorizzazioni di commercializzazione a livello globale verrebbero compromesse. Di conseguenza, numerosi farmaci essenziali sarebbero assenti sul mercato, mettendo a rischio l’accesso ai trattamenti fondamentali per i pazienti.
Al momento, oltre 600 farmaci presenti nella Lista dei Medicamenti Essenziali dell’OMS, che copre una vasta gamma di categorie terapeutiche, sono a rischio. Dati allarmanti emergono da vari paesi: il 78% dei farmaci critici in Norvegia potrebbe essere influenzato da questa restrizione, seguito da Finlandia con il 74%, Svezia 73%, Francia 72% e Germania 60%.
In questa situazione di crisi, molti esperti e professionisti del settore stanno chiedendo una riflessione più approfondita e un dialogo aperto tra le autorità e l’industria farmaceutica. Pur essendo indiscutibilmente importante proteggere l’ambiente e la salute pubblica, la soluzione proposta sembra non distinguere tra sostanze effettivamente dannose e quelle che sono essenziali per la produzione di farmaci salvavita.
È urgente trovare una soluzione equilibrata, come richiesto non solo dalle aziende produttrici, ma anche dai medici e dai pazienti che potrebbero trovarsi privi di cure fondamentali. È fondamentale adottare un approccio collaborativo e meno drastico, che concili la necessità di proteggere la nostra salute e l’ambiente con l’obbligo etico di garantire cure mediche a tutti.